Giacomo Giardina ESCAPE='HTML'

L'uomo di maggio

Percorreva
il sentiero pietroso
in una strada
di sale ed erba,
verso l'alto
della Rocca.

E quando
scendeva a valle,
si aggrappava
al frusciare delle foglie,
al fischio
di un treno
e di un vento lontano.

Sentiva
le nuvole sognare,
le fragole arrossire,
e le more imbrunire,
alle luci di un'alba.

Scivolava
tra
la rugiada
di un pianto di stelle
e petali di rose,
campanelle
violacee
e voli di rondini
al ritorno e al canto.

I compagni
di viaggio
lo ricordano
con fiori e bacche
d'alloro,
tra fucili finti
e lettere
d'amore.

Nell'ultimo
suo maggio,
l'uomo,
il poeta,
fuggiva portandosi
dietro i suoi versi
scritti tra le pecore,
nel candore
di un vello
portato addosso
nel suo inverno freddo.

Uguale é la cenere
di una foglia arrotolata
di tabacco,
di un foglio di carta
scritto a grafite,
dell'ultima linfa
di una vita.

L'uomo di maggio
era un poeta.

La sua anima vive
Inseguendo
l'infinito oltre ogni mare
della vita.

a Giacomo Giardina
poeta futurista,
poeta pecoraio.

Bagheria, 29 marzo 2017